Offshore Outsourcing: letteralmente si tratta della migrazione di posti di lavoro nei settori operatori di call center fino a programmatori di computer, verso paesi a basso costo di manodopera come Cina, India e Russia.
Negli USA il fenomeno è particolarmente sentito e probabilmente farà parte dell'agenda elettorale delle prossime elezioni presidenziali: il via lo ha fornito uno studio di Forrester Research che prevede 3,3 milioni di posti di lavoro in migrazione offshore entro il 2015, dei quali circa 500 mila nei servizi e software. Osservano su The New York Times che spalmata in 11 anni non si tratta di una cifra assai notevole, considerando che l'economia USA - con una base di addetti di circa 130 milioni di unità - crea e distrugge milioni di posti di lavoro ogni anno.
Il dato di fatto è che oggi un programmatore indiano costa circa 20.000 dollari all'anno, contro gli 80.000 dollari di un programmatore USA.
In realtà, a quel che sembra di capire, è in corso uno scambio tra l'economia USA e quella di alcuni paesi in via di sviluppo e dell'area ex- o post-comunista. Dopo che la politica estera americana per anni ha cercato di creare le condizioni perchè questi paesi si unissero all'economia di mercato, ora è successo e i differenziali di costo della manodopera stanno facendo muovere l'offerta dagli USA verso questi paesi. Occorre poi osservare che l'operatore di call center o il programmatore sono lavori con abilità nuove ma senza un elevato valore aggiunto. Non sono altro che la manovalanza della New Economy, soprattutto per paesi come gli USA e perfino l'India, che hanno sistemi scolastici che ne sfornano in grande quantità. Basta osservare gli elevati turn-over nei call center per comprendere come questi ambiti lavorativi sono spesso per i giovani solo una via di entrata al mercato del lavoro. E nel mondo della programmazione, la base della piramide del mercato è costituita da una miriade indistinta di "specialisti" su piattaforme software molto diffuse, quindi con remunerazioni compresse verso il basso (insomma, un programmatore in C++ è l'operaio del XXI secolo).
Pertanto, l'offshore outsourcing sembra interessare al momento la base della piramide dei lavoratori della New Economy. Sul lato dei vantaggi, senza dubbio esso costituisce un'opportunità per i paesi asiatici per consolidare un know-how di base con ritorni economici assai virtuosi per il PIL nazionale, mentre negli USA ci sono segni di maggiore attenzione competitiva tra gli operatori (siano essi fornitori si servizi che singoli lavoratori) nel cercare di elevare la qualità delle proprie specializzazioni.
Tra gli svantaggi, The New York Times riporta che il dibattito politico starebbe orientandosi all'adozione di misure protezionistiche: già il candidato democratico alle presidenziali John Kerry ha segnalato questo orientamento di recente, ma vi sono già iniziative parlamentari di esponenti del Congresso di entrambi i partiti. Staremo a vedere.
Sul tema vi segnalo anche la rivista WIRED che sull'argomento ritorna nel numero di febbraio. Da anni questo magazine aveva anticipato l'arrivo di questo momento ed oggi, non senza enfasi, sottolinea il ruolo di capitale della rivoluzione informatica (segnatevi i distretti di Mumbay, Bangalore e Hyderabad) che l'India oggi ricopre. L'interessante storia narrata dall'inviato di WIRED, Daniel H. Pink, sposta il peso sull'analisi del fenomeno - semplificando - dall'approccio "l'India costa meno" (tipico del dibattito in corso negli USA) all'approccio "l'India costa meno e lavora meglio". E lavorando meglio nell'esecuzione di servizi di processo remotizzabili, aiuta gli USA a concentrarsi sulla parte a maggior valore aggiunto della New Economy: innovazione, design, distribuzione, marketing e competizione commerciale.
Una delle società visitate dal redattore di WIRED, la Hexaware di Mumbay, ha attirato grossi clienti dall'Europa e dagli USA: Citibank, Deutsche Leasing, Alliance Capital, Air Canada, HSBC, BP, Princeton University, e molte altre istituzioni che non desiderano vedere divulgato il loro nome. E a proposito di qualità, l'Hexaware ha conquistato un prestigioso riconoscimento, ovvero il Rating Livello 5 riconosciuto dal Carnegie Mellon's Software Engineering Institute, il più alto standard internazionale che un produttore di software possa raggiungere. E se questo non basta, aggiungerò che delle 70 società mondiali che si fregiano di questo riconoscimento, la metà sono indiane.
* Many New Causes for Old Problem of Jobs Lost Abroad. Globalization and technology are amplifying the impact of outsourcing, ranging from call center operators to computer programmers. By Steve Lohr. [New York Times: Technology] * The New Face of the Silicon Age - How India became the capital of the computing revolution. By Daniel H. Pink. [WIRED]
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