Segnalo una interessante analisi e punto della situazione sul mercato della connettività ADSL in Italia, realizzata da Alessandro Longo per Punto Informatico.
Per i non addetti ai lavori, la questione in generale può sembrare abbastanza complessa, e infatti lo è.
Lo shared access di cui si parla nell'articolo, non è altro che una modalità parzialmente alternativa alla rete di Telecom Italia per raggiungere il cliente finale. In pratica, gli operatori come Wind e Tiscali (che operano nel mass market del mercato delle TLC) o come Infracom Italia (che opera nel mercato degli utenti professionali come liberi professionisti o imprese) possono affittare da Telecom l'utilizzo del doppino telefonico per connettere con propri servizi i clienti (Unbundling del Local Loop). Come spiegato nell'articolo di Longo, tale modalità d'accesso è molto onerosa per gli operatori e si giustifica la dove c'è elevata concentrazione di clienti interessati ad avere sia la voce che i dati, cioè l'accesso ad Internet.
L'onerosità di tale forma di accesso è dovuta all'inerzia dell'Authority competente.I prezzi all'ingrosso del listino ADSL di Telecom non sono sottoposti a regime di concorrenza reale, Telecom concede sconti con il contagocce e l'Authority non ha realizzato il quadro normativo necessario ad una vera apertura del mercato. Infatti, gli operatori che vogliano vendere servizi di accesso e fonia al pubblico o realizzano una rete propria in rame o fibra ottica+ coassiale o Wireless Local Loop (tutte a costi enormi), oppure via shared access affittano il local loop da Telecom Italia a prezzi da monopolio.
E' per questo motivo che i prezzi delle ADSL sono elevati.
A questo punto non rimane altro che "obbligare" Telecom Italia a separare in due entità societarie la proprietà e gestione della rete dallo sviluppo dei servizi. La seconda società avrebbe così in parità competitiva con gli altri operatori, accedendo tutti insieme alla rete a condizioni uguali per tutti. Solo così i prezzi al pubblico scenderanno.
In questo scenario rimane aperta la questione del cosiddetto digital divide, cui fa cenno Alessandro Longo nella sua analisi. Oltre allo shared access, che riguarda lotti di numerazioni telefoniche attestate presso una determinata centrale Telecom (può veramente succedere che due vicini di casa non possano accedere agli stessi servizi se la radice della loro numerazione telefonica è diversa), esiste anche il problema più vasto delle aree rurali, ancora oggi non raggiunte dal servizio ADSL. Questo è un problema con due aspetti:
- l'onere della parità di condizione di accesso per tutti a Internet ed altri servizi deve essere a carico della collettività, che deve sostenere lo sforzo economico degli operatori per portare connettività di qualità nelle comunità montane e nei luoghi più isolati;
- la tecnologia offre numerose alternative al tradizionale doppino di rame: il wireless local loop (WLL), il wireless tipo Wi-Fi, lo WiMax di prossima introduzione, il satellite bi-direzionale e, per tornare al rame, grandi prospettive si annunciano anche nelle reti elettriche. Lo Stato deve assolutamente abbattere le regolamentazioni arretrate che affliggono l'suo dell'etere per le varie frequenze interessate all'etere, e creare le condizioni per l'ingresso di operatori alternativi caratterizzati da un'offerta tecnologica differenziata.
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