E' nato da pochi giorni un blog che consideriamo "fratello": Opìniofranca.
L'autore, Stefano Frega, si occuperà di economia e politica internazionale, con un taglio che il nome del blog fa facilmente intuire. Tra i vari temi, l'energia, in qualità di industria di primissima importanza per lo sviluppo e la libertà delle nazioni, verrà sicuramente seguita con attenzione, a cominciare da questo post (sorry, ora è offline) sugli scenari futuri del mercato dell'energia.
Quanta energia consuma il nostro pianeta? Secondo ExxonMobil ed il rapporto The Outlook for Energy: A 2030 View, i consumi planetari quotidiani sono superiori a 80 milioni di barili di petrolio ai quali vanno sommati oltre 10 miliardi di metri cubi di gas naturale: in totale si raggiunge un equivalente valore di 220 milioni di barili al giorno. Nel 2030, una serie di fattori porterà la domanda di energia ad una crescità del 50%, cioè 335 milioni di barili al giorno.
Il rapporto di ExxonMobil sollecita attenzione sulla necessità di offrire sufficienti quantità di energia al sostegno della crescita economica, investendo in nuove tecnologie in grado di estendere la base delle risorse disponibili, migliorare l'efficenza della produzione e distribuzione di energia, addirittura prefigurando uno scenario di fonti di energia più diversificato (nucleare, bio-fuel, idrogeno) dove i combustibili fossili rimarranno la fonte principale per dimensioni di scala e versatilità nel soddisfare la crescita economica.
Interessantissimo il punto del rapporto ExxonMobil sul futuro dei sistemi per l'alimentazione delle nostre autovetture: nel complesso, i sistemi ibridi a motore benzina-elettrico (o diesel-elettrico) come la Toyota Prius II (la seconda generazione di questa vettura pare stia riscuotendo ottime valutazioni dagli esperti) sembrano avere un futuro assai radioso. Ma anche i sistemi basati sulla tecnologia fuel cell (cella di combustione) ad idrogeno (H2FCV) risultano assai promettenti. Nel rapporto viene - maliziosamente - evidenziata la ancora elevata quota di emissioni di diossido di carbonio "complessive" a carico dei veicoli H2FCV. Il termine "complessive" significa non tanto che i veicoli inquinino, quanto la filiera industriale "dal pozzo alle ruote". Produrre idrogeno su scala industriale richiede l'impiego di combustibili fossili (petrolio), così pure la sua distribuzione minuta (auto-cisterne). Già così il potenziale dei veicoli H2FCV è molto prossimo ai veicoli ibridi. Ma come abbiamo scritto qui e qui, assai promettenti sono le tecnologie per la produzione di idrogeno da bio-gas o etanolo, addirittura a livello di pompa di distribuzione: in un sol colpo si risolverebbero così il problema dell'inquinamento delle "raffinerie di idrogeno" e della distribuzione.
Infine, il post di Opìniofranca attira l'attenzione sulle osservazioni del Bulletin of Atomic Scientists circa i consumi di petrolio negli USA, i quali dovranno affrontare quanto prima la transizione verso le energie alternative e modelli di consumo diversi.